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Il cuoricino

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    Il cuoricino
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    Lt. Ripley




    Appartenente ad un uomo di mezza età, impiegato in una fabbrica di bambole gonfiabili, c’era un cuore. Così come il suo padrone svolgeva senza eccessivo entusiasmo la sua professione, esso attendeva al proprio ufficio percependolo quale tran tran ordinario: pompava il sangue, lo ossigenava, si preoccupava di non addormentarsi mai sul lavoro. A suo avviso, non aveva motivo di ricevere richiami disciplinari o note di demerito, ma – lo stesso – non riusciva ad andare molto d’accordo col “Grande Capo”, il cervello. Il fatto era che il cuoricino tendeva ad esser emotivo, dimostrando questa sua debolezza accelerando e rallentando senza averne autorizzazione, ed il Grande Capo lo sgridava per questo, accusandolo di saper combinare solo dei gran casini che facevano spaventare il loro datore di lavoro. Ma che ci poteva fare? Era un cuore, perbacco: era fatto per alterarsi, per esser sempre in movimento, nel suo color cremisi. Ma il Grande Capo lo guardava dall’alto in basso, fredda massa grigia di neuroni stronzarelli. Il cuore aveva allora cercato di fare amicizia con il fegato, ma non era andata bene: il fegato s’era dimostrato un tipo strano, un po’ instabile, molto suscettibile e permaloso, il quale poteva dettar legge per lo smaltimento delle tossine – mica un affare da poco! La bile, poi… Meglio perderla che trovarla, una sorta di zitella acida con la passione per l’ombretto verde pisello. Un tipo dal carattere ameno s’era dimostrato l’intestino, anche se – purtroppo – aveva un bouquet che lasciava alquanto a desiderare. Più che mai come allora, il cuoricino considerò l’ipotesi di iscriversi ad un qualche club dei cuori solitari.
    Tuttavia, un giorno le cose cambiarono. Il freddo metallico di una sala operatoria, l’effetto rintronante degli anestetici, il riposo forzato e… ecco un nuovo membro della squadra, una cistifellea sconosciuta, vezzosa e vivace. Non le ci volle molto per acclimatarsi nel nuovo corpo. Inoltre, la prima volta che incontrò il cuoricino esclamò: “Wow, che bel cuore rubacuori!”. Ora il Grande Capo poteva andare ad impararsi a memoria l’Enciclopedia Britannica, lui non si sarebbe più sentito inferiore.
     
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